Sono giù di corda, come si suol dire. Il mio breve viaggio a Barcellona sta per finire. Domani sera sarò già in Italia. Questa sera non ho voglia di rientrare in hotel. Non ho sonno. Anche se sono quasi le due di notte vago alla ricerca di un locale. Ho voglia di una birra. A me che la birra non piace. Particolarmente si intende.
C’è un locale aperto, almeno sembra; ci sono delle luci. Mi avvicino all’ingresso. Chiude alle 01.30 dice il cartello, però all’interno c’è ancora qualche cliente. I camerieri stanno cominciando le pulizie. Peccato mi dico, e mi allontano. Poi però ci ripenso. Oggi no, oggi non voglio fare l’uomo corretto e voglio osare! Ritorno indietro, entro e chiedo se è aperto per una Cerveza, nel mio spagnolo biascicato. “Certamente” mi dice la signorina al bancone. Ce l’ho fatta ad essere anch’io un po’ rompipalle. Mi siedo al bancone, c’è qualche cliente che mangia ai tavoli.
Comincio a bere la mia birra, anche se non è ancora mia visto che devo ancora pagarla, e guardo il video sullo schermo dietro il bancone. È un video di una canzone, non so quale, il volume è quasi al minimo. Ci sono delle mani, che tirano il nastro di una vecchia musicassetta e compongono dei disegni che potrebbero sembrare dei tratti di matita, che poi si animano. Vengo rapito per qualche istante da quella meraviglia. Lo so, basta poco per sorprendermi. Lo sguardo si sposta e si ferma sui dispenser della birra. In acciaio, di forma allungata. Sono ricoperti di condensa. Ogni tanto una goccia si stacca dall’insieme e, dall’alto, comincia la sua discesa fino a scomparire alla base. Anche questo mi rapisce per qualche minuto. Mi accorgo che due camerieri stanno confabulando tra loro. Un ragazzo e una ragazza. Mi sembra che parlino di me. Mi sembra, anche se, visto che li sto fissando, parrebbe giustificato.
La ragazza al banco ha preso lo spazzolone e comincia a lavare. Mi sento di troppo. Finisco la non ancora mia birra e mi alzo per pagare. Vado alla cassa li a pochi passi. Il ragazzo mi fa il conto. Pago e in omaggio mi da una bustina con due pastiglie. Esco dal locale. Sono caramelline alla menta. Non so neanche il perché ma apro la busta e le metto entrambe in bocca, con ancora il gusto della finalmente mia birra. Fortunatamente non erano di cianuro. Però potevano essere di Viagra; in quel caso non avrei saputo come gestire la situazione. Come avere un cannone carico senza una guerra da combattere. Sempre meglio che il contrario in fondo. Arrivo al mio alloggio. Apro la porta della mia camera e, come prima cosa, vado in bagno e disperdo la ora, nuovamente, non più mia, birra.
Non mi è mai piaciuta la birra, non particolarmente almeno. Forse mi sono immaginato tutto. l’unica cosa che avrei voluto immaginarmi era la partenza di domani. Ma non credo sarà così. In questo caso sarebbe stato molto meglio il contrario. Adios Barcellona.
Gabriele Rinaldi
Scrittore per passione e, purtroppo, non a tempo pieno ma solo nei ritagli di tempo (troppo pochi!)