La valigia – Racconto di Rossi Davide

Mi sono girato e rigirato nel letto, in attesa di dormire. Sono rassegnato, per me ormai è un evento straordinario.

Mi sono alzato, pigro e stanco, ma senza sonno. Ho rovistato qua e la, alla ricerca di qualche oggetto interessante, di una accenno di storia che mi facesse evadere dalla mia situazione, ma niente.

Vivo negli alberghi da due anni, ossia da quando è stata diagnosticata la malattia a mia moglie. Una malattia rara, progressiva, che lentamente la sta annientando. Bologna, Pisa, Bolzano, Torino, Padova, Pavia, ed ora Milano. Queste sono le tappe della nostra personale via crucis.

È da circa due anni che soffro di insonnia. Guardo il letto matrimoniale. Da troppo tempo non sento il calore di un’altra persona accanto a me, quanto mi manca dormire con Sara. Mi vesto e decido di uscire a fare due passi.
Fuori è freddo, l’ aria annuncia la neve. La città di notte respira maliziosa e cattiva. Io avanzo sicuro nella zona del San Raffaele. Passo in via Olgettina e sorrido, mi ricorda Berlusconi. Giro in una via e mi ritrovo di fronte al Carrefour Market, vorrei fermarmi per prendere degli alcolici ed ubriacarmi, non lo faccio. Proseguo per un po’, nella speranza di perdermi ed addormentarmi in un vicolo. La zona però mi sembra di conoscerla, continuo. Guardo le indicazioni, mi rimandano al San Raffaele e al suo eliporto, non torno indietro. Da via Fratelli Vigorelli arrivo in via Fratelli Cervi. Tutte le volte che mi imbatto nella via che porta il nome di questa famiglia la mente va alla loro storia. La guerra può davvero essere crudele. Noi italiani abbiamo un’incredibile affinità con le fucilazioni. Probabilmente è il filo conduttore che lega le due guerra per la nostra patria.Cammina cammina mi ritrovo davanti ad un centro sportivo. Mi avvicino per indagare meglio. “Enotria”, ecco perchè mi ricordavo la zona. Qui ero venuto a giocare anni fa. Avevo quattordici anni e tante speranze. Mi rattristo e non mi fermo ulteriormente.

Alla fine mi ritrovo davanti all’albergo. Fumo una sigaretta e risalgo. Accendo la televisione, faccio un po’ di zapping. Trovo un vecchio film francese con sottotitoli. Il protagonista è Luis De Funes, “Io, due figlie, tre valigie”. Una volta avrei riso, ora mi limito ad osservare.

Guardo l’ora, le 4:41. Vado in bagno e mi sciacquo il viso. Allo specchio vedo l’ombra di me stesso, un fantasma.

Mi stendo nel letto e penso a Sara. Quanto mi manca dormire con lei.