Notte. Che ora è? Guardo l’orologio: le due, per la verità le due e dieci. Che importanza ha? Questa è una notte speciale, che non ha fine, una di quelle in cui non si dorme. Ci sono mille luci, mille voci, mille colori a New York, a quest’ora. Le auto sfrecciano, lasciando il rumore degli pneumatici sul selciato e tante scie luminose come lunghi coriandoli.
Per le strade tanta gente percorre i marciapiedi. Mi è sempre piaciuta la città di notte, mi dà un grande senso di libertà. Mi piace camminare con la faccia al vento e le mani in tasca, assaporando il buio dai mille colori e l’immensità. Cammino felice: ho dei soldi, più di duecento dollari, e li accarezzo con le mani. So quello che voglio: una bollente notte di sesso e alcol. Non sarà difficile trovare una bella donna, una stupenda bionda mozzafiato. Arrivo a Broadway, e cerco quella che fa per me, so già cosa le farò, come la prenderò. Il toc di un messaggio in arrivo scuote via le mie riflessioni; una semplice sillaba: tu?
Tu? Tu?
Non so perché, ma quella semplice sillaba di colpo apre in me mille orizzonti e ipotesi.
Tu?
Implica qualcuno che mi conosce, anche molto bene, e che si stupisce che io gli abbia mandato un messaggio, magari involontariamente recapitatogli per uno sbaglio? O è per caso la risposta a una telefonata accidentalmente partita dal mio telefono? Non so, non riesco a capire. Devo essere ancora nella rubrica di questa persona.
Quella semplice sillaba “Tu-punto-di-domanda”, cosa significa? Sono certo che chi l’ha scritto sia stato stupito nel sentirmi e abbia voluto rispondermi; ha cercato di farmi capire che, in un certo senso, conto ancora qualcosa. Sembra che non mi senta da anni.
Guardo il numero, ma non mi dice nulla.
Tu? Tu?
Chi mi ha mandato il messaggio?
Una delle mie ex? Sì, è probabile. Ma chi di loro? Non è che ne abbia avute molte donne, io: solo due. Perlomeno, due che mi abbiano detto di sì e con cui ho avuto una relazione qualunque.
Poi ci sono quelle che ho amato, che mi hanno fatto impazzire, che ho desiderato fino allo spasimo, ma che mi hanno rifiutato. Quelle sì che sono state tante, e tornano alla mente tutte insieme. Ho amato Faith quando avevo appena dodici anni; è stato il mio primo amore, a cui non ho avuto mai il coraggio di dire nulla. Poi Madelyn, una bella bruna con grandi tette. Strano che non riesca più a ricordare il suo viso, forse l’ho solo immaginato. Poi Maya, un’infermiera bellissima. Una volta la invitai al cinema; ricordo che, quel giorno, aveva un’espressione audace e misteriosa. Non volle venire e io non osai controbattere…rimasi bloccato. Poi Grace, la più bella.
Voi: tutte le donne che avrei voluto far mie, e che non mi avete voluto.
Se ora una di voi comparisse davanti a me, stanotte, con un bel vestito e mi lasciasse vedere le gambe, il seno e …io credo che questa notte diventerebbe magica.
Per una volta, il sesso non lo comprerei, e per quanto riguarda l’alcol, non mi contenterei più di una vecchia bottiglia di whiskey, ma ordinerei solo champagne, per berlo in un flûte di cristallo. Lo guarderei agitarsi mentre lo verso, con le bollicine che salgono, salgono come la febbre dentro i miei occhi.
Di tutte voi, donne mie, io non decidermi quale vorrei che fosse qui ora. Non lo so proprio!
Ma so che non proverei le stesse emozioni che provai a quel tempo. In questo momento vorrei, insieme a voi, possedere anche tutto il resto. Quel giorno, quel preciso momento, quell’attimo, quel battito di ciglia e quel battito del mio cuore, quel brivido che mi ha percorso la schiena.
Ma è impossibile avere indietro il tempo, tantomeno riavere le sue emozioni!
Se mi aveste detto di sì in quel momento, in quel giorno, in quell’attimo, io credo che non sarei più invecchiato, non mi sarei più ammalato, non avrei più fumato, non avrei più bevuto. E sarei un altro uomo, non questo vecchio e stanco rifiuto che mi guarda da una vetrina di un negozio di Broadway, in questa buia notte di fine aprile.
Sento che avrei fatto della mia vita qualcosa di totalmente diverso. Forse avrei fatto dell’amore l’unico scopo. Invece i vostri no, stupende donne mie, hanno lasciato tante cicatrici nella mia anima.
Dove sei ora Grace? Sei tu che mi hai mandato quel messaggio? Sei tu che vorresti rivedermi? Possibile? Tu che fosti la più categorica nei miei confronti.
Ma se fossi tu e ora arrivassi dal più profondo abisso di questa notte e irrompessi qui, sulla mia strada, dovresti portare con te anche quella sera d’estate in cui mi hai fatto innamorare, quel momento preciso quando guardavamo il mare dalla tua terrazza e la luna lo illuminava, la giovinezza del tuo corpo e la tua voce armoniosa.
E’ difficile rispondermi. Perché non hai voluto più vedermi? Qualcuno una volta mi disse che non è facile capire le donne. Non è per niente facile.
Se ora tu arrivassi – finalmente! – mi sorridessi e ti spogliassi, lasciandomi senza fiato, io saprei cosa significa travolgere di passione delle labbra, senza doverlo comprare l’amore. Io non dormirei tutta la notte. Ti porterei sul grattacielo più alto, sull’empire: tutta la città sarebbe ai nostri piedi, con quelle luci pulsanti rosse, argentate, blu, una vera e propria musica congelata. Vertigine, brividi. Io scoppierei di felicità, e mi libererei dalle mie indecisioni, dalle mie paure, dalle mie ossessioni.
Grace! Vorrei averti oggi, come avrei voluto averti allora. Vorrei possederti solo per un’ora, come se fosse l’ultima notte del mondo. Tu? Tu? Tu, insieme a tutto quello che c’era in quel momento: le tue ciglia, i battiti del cuore, le voci rotte dall’emozione.
Domando, scrivendo sui tasti del telefono: “Dove sei?”
Risposta: “Sulla tua strada”
Non può essere, non questa risposta. Così mi decido: “Chi sei?”
“Lo sai”
“Smettila, io non ti conosco”
“Percorri la strada, io sono su Time Square, all’angolo con la settima. Ci puoi arrivare, se sei a New York. Sai, quel messaggio mi è partito per caso. Non era indirizzato a te, però ora mi sono incuriosita”
“Immagina come lo sia io! Sono curiosissimo. Comunque, io sono a Broadway.”
“Perfetto, a tra poco”
Arrivo in fondo alla strada e svolto su Time Square. Tu? Finalmente! Grace! Malgrado siano passati tanti anni, ti riconosco! Anche tu sei invecchiata, ma ti riconoscerei tra mille donne. Comincio a piangere. Che scherzi fa il tempo! Vorrei parlarti e gridare da lontano ma…non ti chiamo. Quei troppi no mi hanno squarciato il cuore e il viso con mille cicatrici, e io senti che tu non mi riconosceresti, perciò mi allontano, perdendomi nella notte.
Maria Mezzatesta
Maria Mezzatesta di Palermo, medico e con la grande passione per la scrittura. Ho pubblicato un romanzo con Libromania dal titolo: le Figlie delle Amazzoni e ho vinto un premio letterario al Concorso Terra Nostra 2016 con un racconto dal titolo. Il labirinto. il mio sito web: http://mariamezzatesta.bookmatch.it/