Marta arrivò a casa della vecchia madre a notte inoltrata. Aveva fatto un lungo viaggio guidando per circa tre ore sotto una pioggia battente. Era stanca. Arrivata davanti al cancello scese dalla vettura e si avviò in casa. Avrebbe voluto andare subito a salutare la madre, non era il caso, era troppo tardi. Avrebbe atteso la luce del giorno.
Per la stanchezza continuava a sbadigliare mentre gli occhi appesantiti le si chiudevano. Si diresse in camera, conosceva bene la strada, aprì piano la porta, posò la borsa e si mise a letto. Chiuse gli occhi, ma fu presa dal panico nell’avvertire tutta l’oscurità della stanza intorno e sopra di lei. Scossa da un brivido di freddo aprì gli occhi rimanendo immobile a guardare il soffitto. Presa dalla suggestione del luogo riandò con la mente alla sua fanciullezza. Le sembrò che il tempo non fosse passato nel rivedersi bambina accanto alla giovane madre sorridente. Il buio della camera le sembrò meno tetro. Non era sola, accanto a lei i familiari come quando da piccola si divertiva a giocare a nascondino tra risa e battiti di mani. Si abbandonò ai sogni felice di ritrovare la gioia di giorni lontani che credeva perduti per sempre. Quando le voci della badante, venuta ad accudire la madre, la svegliarono alle prime luci dell’alba, Marta si rese conto di aver trascorso la notte insonne più bella che mai avrebbe potuto desiderare.