Sbarre – Racconto di Cristiano Trabuio

All’inizio è tutto normale, com’è per tutti, e va alla grande: le cose che ti fanno felice esistono, e ne gioisci quando accadono. Il più delle volte è una situazione inaspettata: condividi lo sguardo di quella ragazza che passa sempre di là, concludi l’interminabile serie di sedute dal dentista, rivedi l’amico che era distante da mesi; il sentimento ti assale all’improvviso, ti riempie tutto ed allo stesso tempo ti alleggerisce. La testa ti è libera, impossibile evitare il sorriso, ma dopotutto, perché farlo? Lo sai e ti piace sorridere, goderti il momento, sapendo che il  suo ricordo continuerà a farlo riaffiorare quel sorriso. Se quel momento di felicità coincide con una giornata tiepida di primavera, con un momento di libertà personale, ti senti padrone di te stesso in tutto e per tutto, e quel tutto ti pare a portata di mano, raggiungibile e realizzabile. Sei immenso in quel momento: la vita è tua e sai farne quello che vuoi, nessuno può mettersi contro di te.

Poi capisci che quei momenti sono forti, veramente forti. Essere se stessi al 150% è forte. E vuoi esserlo sempre così, non solo in quei momenti in cui inaspettatamente succede. E allora decidi di crearteli quei momenti: li vuoi, li meriti, li avrai, punto. La ragazza proverò a vederla più spesso: girerò dalle sue parti così potrò rivederla ed incrociare ancora il suo sguardo. E chissà che parlandole non mi senta ancora meglio. E quell’amico, meglio che lo chiami per metterci d’accordo per uscire e trovarci: ci sto così bene assieme. Tutta una serie di ragionamenti che portano alla propria soddisfazione come fine ultimo, perché è forte! Pensi, operi, ragioni sempre più per realizzare le tue felicità, e quando ci riesci ti scaldi di nuovo; è il momento di riagganciare con la memoria queste sensazioni con i tuoi migliori momenti felici passati, e collegare il ricordo di quel sentimento leggero e caldo con quello che stai provando in questo momento, e stai bene.

Ma anche no.

Ti accorgi che qualcosa è diverso dalle esperienze precedenti. Manca la scintilla che accende istantaneamente lo stato d’animo, quel flash che la spontaneità fa scaturire e che da un picco di soddisfazione istantaneo ed enorme. Non è che non succeda ancora sai: saltuariamente ti capita la felicità imprevista, e ti accorgi che è diversa, più piena, intensa, ma ormai anche questa felicità spontanea non riesci a godertela più come prima, perché ti rendi conto che è diversa da quel momento che ti costruisci, che pianifichi con il tempo; e non puoi gestirla. La spontaneità della situazione manca, stai pilotando la tua felicità, ma non funziona, è sempre più vuota. Eppure io sono padrone della mia vita, dovrei essere in grado di viverla con la felicità che decido di avere. Ma non sembra essere così. E’ colpa delle situazioni, ti dici; nuove situazioni, nuove esperienze, nuove scintille di felicità istantanea per me!

Ed allora organizzi viaggi in nuovi posti eccezionali, partecipi a feste, incontri gente nuova ed interessante, ti getti a testa bassa nel lavoro, arricchisci te stesso con nuove esperienze personali, bersagliato di nuovi stimoli e di nuove saltuarie scintille di felicità, ma sempre meno frequenti, sempre meno intense, sempre meno vere. Eppure non dovrebbe essere così.. ma lo è. Eppure questa spiaggia bianca bagnata da un caldo e trasparente mare è meravigliosa ed io ne sto facendo parte… ma assomiglia così tanto a quella che ho già visto qualche tempo fa. Eppure quegli  universitari sono svegli e stimolanti… ma stiamo continuando a discutere delle loro lezioni da mesi ormai. Tutto, poco a poco, diventa un insieme roboante e colorato di iperstimolazioni, che ti rende impossibile distinguere il già visto dal nuovo, e questo tuo modo di essere spegne (o nasconde, o rende irriconoscibili, non lo so) le scintille che stai cercando.

Assieme a questo amaro che stai sentendo in bocca sempre di più, a quest’insoddisfazione sempre più palese, la vita ti sta mostrando anche tutti i suoi lati peggiori. Del resto non può essere diversamente: cerchi e vivi sempre di più situazioni nuove e diverse, ma non tutte si risolvono poi positivamente, anzi, molti sono i contrattempi, grossi o piccoli che siano, e questi contrattempi rovinano molte di quelle tue “ricerche di felicità”. Così ti ritrovi a capire che quello che cerchi di raggiungere con la volontà, sta diventando sempre più una chimera, che più lo ricerchi e meno potrai trovarlo, e che anche se ti fermi ora e smetti di cercarlo (ma sei pazzo? Come pensi di vivere poi?), la vita comunque ti raggiungerà con i suoi tentacoli, perché hai mosso troppo l’acqua attorno a te, e l’acqua continua a muoversi bagnandoti e tenendoti bagnato.

Bloccare progressivamente questa ricerca, questo è il pensiero (abominevole, ma sei pazzo?) che ti inizia a passare per la testa. Eh si, non devo più muovermi e cercare, devo solo aspettare che le scintille tornino a manifestarsi da sole, spontaneamente, e magari, nel frattempo, intanto che aspetto che succeda di nuovo, posso vivere del ricordo di tutto quello che ho sperimentato finora. Cerco in me stesso quella felicità che ho provato in tutto questo tempo: la ricordo, ne assaporo il calore sapido, totalizzante, che tante volte ho provato.  Ma com’era? Era così tanto tempo fa… Era quella che ho provato quella volta che… oppure anche questo è un mio ricordo distorto? Non capisco più quali siano le cose veramente positive che ho vissuto, non riesco più a distinguere quelle che son capitate e mi hanno riempito ed alleggerito, da quelle che ho ricercato io, ed erano drogate, manipolate da me e dalla mia ricerca. La voglio questa felicità, la rivoglio! Ora! Tutta!

Sei una barca sballottata nella tempesta di ricerche vane e di schiaffi di vita, nient’altro senti in te ed attorno a te, incapace di capire non solo dove andare, ma anche come andare. L’acqua tempestosa è attorno a te, è dentro a te, e sei trascinato nello scombussolamento della tua vita senza che tu possa far nulla, senza che tu riesca a reagire. Nemmeno potresti farlo. Eh si, perché tu e la vita che ti gira attorno siete la stessa cosa ormai, uno identità dell’altro, per cui nessuno identità di nessuno. Sei tu la tempesta. Eri convintissimo di essere una persona ben definita: ti ricordi un momento della tua vita in cui ti sentivi così, al 150% proprietario di te stesso e della tua vita, ma quand’era? Quand’è successo? È veramente successo? Non è che magari.. era solo una sensazione illusoria.. di una persona giovane che.. tutto sommato… alle sue prime esperienze… non conosceva ancora nulla della vita? Che questa sia la vera faccia della ragione di vivere?

La consapevolezza in te. Essere prigionieri di se stessi, questa è la prigione peggiore. Non c’è posto dove scappare per risolvere la situazione, non c’è soluzione che possa arrivarti da fuori. Sei tu e te stesso, e non puoi scappare da te stesso. “Ognuno è la somma delle proprie esperienze” dicono. Ma se queste esperienze vuoi cancellarle per tornare ad essere la persona pulita che si stupiva della scintilla calda della felicità, come fai ad accettarti? Come puoi giudicare positivamente una vita passata nella ricerca della felicità così tanto da averti trasformato in una spugna che assorbe passivamente quello che la vita ti propone, solo per una tua insensibilità (o assuefazione? o noia?) che ormai ti sembra irreversibile? Che speranza ti muove ogni mattina al risveglio? Che pensieri ti accompagnano al calar della sera e ti fanno compagnia nel buio della notte? Quale vita? Quale vita? Come si può pensare di continuare a vivere per sempre una vita in bianco e nero quando hai vivido il ricordo di tutti i colori?

Tu sei la causa del problema e solo da te può nascerne la soluzione.

Spegnere il cervello.

Il Buio, e poi resta solo il foglio bianco

 

Cristiano Trabuio

Ex universitario, ex militare, imprenditore, scrivo saltuariamente di notte per rilassarmi, per riprendere il “baricentro mentale” e mettere tutte le cose nelle giuste dimensioni. E’ divertente ed aiuta.