Nottambulo – Racconto di Maddalena Frangioni
Alfio era considerato da chi lo conosceva come un vero nottambulo. Un nottambulo sui generis però perché non era certo un viveur come si diceva una volta di quegli uomini che fanno le ore piccole fuori casa pronti a divertirsi nei modi più impensati lasciando soli mogli e figli. No, per Alfio la notte era fatta di lavoro come il giorno. Era un vero stacanovista. Prendeva molto sul serio il suo lavoro di docente universitario e si portava a casa ogni sera cartellette e fogli da riempire e compilare. Lo studio, una piccola stanza posta all’ultimo piano del palazzo di otto piani, lo aspettava ogni sera dopo la cena frugale consumata in cucina attigua alla camera da letto.
La sua era una vita fatta di lunghe giornate in cattedra e di serate impegnate nel lavoro fino a notte fonda La cosa straordinaria era che tutto ciò non gli pesava. Fin da quando era un ragazzo amava star sveglio la notte, dormiva pochissimo. Per lui la notte non aveva più segreti e nell’imparare a conoscerla pian piano e se ne era “innamorato”. Non sopportava di relegarla, come capita ai più, in un angolo, come qualcosa di scomodo, di provvisorio come fosse un tempo invisibile da dimenticare subito appena svegli.
Alfio sapeva che di solito le persone, nella consuetudine di una vita normale scandita dalla routine di gesti e azioni ripetute alla luce del sole, non conoscono la bellezza e la singolarità delle ore notturne, le uniche capaci di regalargli il profumo di quel tempo “proibito”, come frutto gustoso di un piacere inaspettato.
Per Alfio quelle ore notturne in cui era solo con se stesso erano le migliori, le più desiderabili. A notte fonda si rilassava sulla poltrona lasciando libera la mente di vagare a piacimento senza condizioni. Nel lasciarsi andare ai ricordi della sua giovinezza gli balzavano in mente tanti episodi felici che credeva sepolti. A volte nell’osservare il cielo di qualche notte più luminosa immaginava luoghi della sua infanzia come la grande spiaggia del bagno in cui aveva passato tante belle estati con la famiglia. Si rivedeva sulla battigia a giocare con i compagni o a correre tra gli ombrelloni. Riconosceva alla notte il potere magico di spandere serenità al suo animo che le vicissitudini amare della vita avevano reso arido. Aveva scoperto questo beneficio fin da bambino, quando tutti dormivano e lui stava sveglio a occhi aperti immaginando fantastici mondi e meravigliosi paesaggi. La notte era diventata col tempo la sua “amica” più fedele e sincera. L’attendeva con trepidazione e rimaneva sveglio fino a quando la debole luce dell’alba che filtrava dalla finestra metteva fine alla notte che ripiegata su se stessa spariva in attesa del suo prossimo turno.
Maddalena Frangioni
Vivo a Milano e da tempo mi dedico alla scrittura. Ho scritto diversi racconti ricevendo alcune segnalazioni nei concorsi indetti dal Club degli autori. Alcuni racconti sono stati pubblicati sulla rivista on line Il Racconto Ritrovato (TO). Ho pubblicato un breve romanzo autobiografico e una raccolta di racconti, quest’ultima con la casa Editrice Albatros Il Filo.