Anche l’insonnia ha i suoi lati positivi – Racconto di Ireneo Gerolomino
Sono le due di notte, con gli occhi spalancati fisso il soffitto, nemmeno questa notte, per addormentarmi, è servito leggere o guardare la televisione. Sono ormai dieci anni che io e mia moglie dormiamo in camere separate per evitare che il mio problema coinvolga anche lei. Mi ero fatto installare proprio difronte al lettino della mia cameretta un televisore, ogni sera verso la mezzanotte per favorire il sonno cercavo freneticamente un canale che trasmettesse un film noioso e possibilmente in bianco e nero. All’inizio questo rimedio ha funzionato ma col tempo non si è più rivelato tanto efficace. Avevo letto da qualche parte che per prendere sonno non bisogna pensare ma bisogna concentrarsi sul proprio corpo. E’ più facile a dirsi che a farsi perché io puntualmente dopo trenta secondi svio l’attenzione dal mio corpo e comincio a pensare. I miei pensieri quando cominciano a fluttuare nell’aria, spesso riguardano cose concrete fatte, oppure cose da pianificare ma a volte prendono una direzione surreale che mi portano ad immaginare le cose più strane e fantasiose. Questa è proprio una di quelle notti e il mio pensiero si è focalizzato su una parola: lavoro. Io sono un pensionato che ha lavorato quarant’anni nelle Ferrovie ma avrei voluto vivere almeno tre vite per fare dei lavori, oltre a quello che ho fatto, che mi hanno sempre affascinato ed è proprio su questo prato che i miei pensieri cominciano a pascolare.
La passione del barbiere, per esempio, mi ha preso fin da ragazzo quando trascorrevo il tempo libero nel “Salone” del mio paese, così si chiamavano all’epoca i negozi dei barbieri, a guardare estasiato come fosse possibile trasformare una testa con dei ciuffi scomposti in una persona dall’aspetto gradevole. Questa passione mi è sempre rimasta anche se in questo campo esiste un aspetto negativo su cui vorrei spostare l’attenzione la: la calvizie.
Questa patologia non grave, almeno fisicamente, affligge per lo più gli uomini e sporadicamente anche le donne. Ad una certa età, ma a volte anche precocemente, cominciano a cadere i capelli fino a diventare calvi o quasi. C’è chi se ne fa una ragione, chi addirittura lo considera un vantaggio perché non ha più il fastidio né la spesa del barbiere, ma alcuni proprio non riescono ad accettare questo evento per loro funesto ma in realtà del tutto naturale. Questi ultimi cercano di rimediare ma, come spesso succede, la toppa è peggio del buco, infatti si vedono in giro riporti o nidi di rondini che fanno ridere e tristezza allo stesso tempo. Ci sono poi gli estimatori della parrucca e anche in questo caso se ne vedono di tutti i tipi, le parrucche da quattro soldi si riconoscono già a dieci metri di distanza, ne conosco uno che porta una parrucca bionda ma sembra avere intesta la barba di una pannocchia di granoturco.
Proprio guardando le parrucche più orrende e visto che sono calvo anch’io partorisco un sogno (metaforico, visto che sono sveglio) quello di fare l’indossatore di parrucche. Naturalmente sto parlando di parrucche di alta qualità e fatte talmente bene che non si distinguono dai capelli veri. Mi sono sempre chiesto: “Se esistono sfilate di moda, perché non potrebbero esistere sfilate tricologiche?”. Mi ci vedrei benissimo in una sala strapiena di uomini calvi, sfilare su una passerella indossando parrucche di tutti i tipi: con la riga a destra o a sinistra, pettinate all’indietro e perché no anche con la cresta.
Questo tipo di lavoro non esiste, ma diciamo che potrebbe non esser del tutto improbabile, però i miei pensieri si stanno avventurando sempre di più nel campo della fantasia fino a farmi ipotizzare un lavoro non solo inesistente ma che non avrebbe nessuna speranza di prendere piede.
Secondo una credenza popolare, il quadrifoglio è simbolo di buona sorte. Ogni sua foglia rappresenta qualcosa, la speranza, la fede, l’amore ed infine la fortuna, pertanto chiunque trovi un quadrifoglio si sente particolarmente fortunato.
Io su questa credenza popolare potrei costruirci un avvenire facendo il facilitatore, si insomma aiutando la gente a trovare quadrifogli. La mia attività consisterebbe nel coltivare in una serra quadrifogli col metodo della clonazione, coltiverei anche viole del pensiero il cui utilizzo lo scoprirete in seguito.
Per promuovere la mia attività distribuirei centinaia di volantini con la foto di un quadrifoglio in primo piano e sotto la scritta: SE LA TUA PARNTER E’ GIU’ DI MORALE, IO SONO LA PERSONA CHE FA PER TE.
La gente, incuriosita da questo messaggio criptico, non tarderebbe a farmi visita e a ciascuno spiegherei in cosa consiste il mio lavoro di facilitatore:
Individuiamo insieme una piccola area di prato o giardino pubblico in cui il mio cliente dovrà portare a passeggiare la partner depressa. La notte precedente vado sul posto e trapianto uno dei miei quadrifogli. Per essere sicuro che venga individuato, al suo fianco ci trapianto una viola che attira meglio l’attenzione. Quando il mio cliente porterà la compagna a fare una passeggiata, si fermerà nei pressi della viola e con la fischiata indifferente fingerà di allacciarsi una scarpa. La sua compagna non impiegherà molto tempo ad individuare la viola e subito dopo il quadrifoglio. Con gioia fanciullesca esclamerà: “Guarda che fortuna caro ho trovato un quadrifoglio! Sono certa che da questo momento, la mia vita avrà una svolta molto positiva”, “Certo cara” risponderà lui ridendo sotto i baffi “E’ stata proprio la dea bendata a farci fermare qui”.
Archivierei ogni caso dall’esito positivo con la scritta “Missione compiuta” e tutte le volte sarei molto soddisfatto del risultato. Io credo che qualsiasi tipologia di lavoro, per essere amato deve comportare oltre un benessere economico, anche soddisfazione personale. Da questo punto di vista mi sentirei molto gratificato soprattutto per il fatto di ravvivare l’amore nelle persone e non solo. Si ho scritto volutamente non solo perché io credo che qualsiasi cosa esistente sulla faccia della terra sia, se non attraversata, perlomeno lambita dall’amore.
Questa mia visione dell’amore mi porta ad un finale fantastico del lavoro ipotizzato, mi farebbe trovare nella serra, tra le migliaia di quadrifogli, uno che avesse una foglia viola. Al momento resterei interdetto ma dopo un po’ capirei, un seme di viola sarebbe caduto fortuitamente vicino a un seme di quadrifoglio i due sarebbero venuti a contatto e si sarebbero abbracciati. Dal loro lungo abbraccio sarebbe nato il quadrifoglio con la foglia viola, guarda caso proprio la foglia dell’amore.
Ireneo Gerolomino
Ho 69 anni e il gusto di raccontare l’ho avuto fin da bambino, quando al mio paese, Torre le Nocelle (AV), non era ancora arrivata la televisione ero io ad intrattenere gli altri bambini con racconti di vario genere. Da adulto ma ancora di più da pensionato, il gusto di raccontare ha preso anche la forma scritta.