Damon Gallagher in “Noctis Lucis” – Racconto di Simone Censi

Il latrare di un cane mi destò in piena notte e per l’arsura, a causa della cena forse abbondantemente condita, nonostante le raccomandazioni ricevute dalla locandiera, scivolai fuori dalla mia stanza e scesi le scale per raggiungere la sala d’ingresso al piano di sotto.

Le assi del pavimento rendevano inutile ogni tentativo di movimento furtivo mentre le vecchie finestre di legno lasciavano danzare le tende, mosse dal vento che filtrava dove l’intelaiatura marcita stava cedendo.

Nel modulare la luce lunare, sembravano disegnare fantasmi a mezz’aria.

Scendendo per le scale trovai per terra lembi di seta bianca strappata, alcuni impigliati dove il legno era mal levigato ma altri erano proprio brandelli di stoffa che palesandosi nell’oscurità sembravano la muta abbandonata di un serpente.

Sul pavimento di legno, al piano di sotto, segni di unghiate animali avevano lasciato dei veri e propri solchi perpendicolari alle assi, malcelati da un improbabile tappeto che era stato apposto più per coprire che per servire.

Nel bel mezzo della sala centrale, con la schiena arcuata, il pelo irsuto e le zampe ben piantate a terra, vidi una fiera dalle aguzze zanne che scorticava il pavimento con le sue poderosi unghie.

Fiutò subito nell’aria la mia presenza, mostrandomi i canini affilati e scrutandomi con occhi di fuoco, attenta al minimo gesto, pronta a scagliarsi contro di me.

Cercai, con impercettibili movimenti, di camminare all’indietro.

Trattenevo il respiro e, quasi in apnea, riuscivo distintamente a percepire il mio cuore che voleva uscire dal petto.

Risalii a perdifiato le scale sentendo, a ridosso del mio, l’irregolare passo della bestia che guadagnava terreno, sempre più vicino, fino quasi a essere avvinto dal suo mortifero fiato.

Richiusi l’uscio alle mie spalle, al sicuro dentro la stanza, ma subito mi accorsi che non era arrivato a fine corsa; due artigli si erano insinuati e, sprigionando un’innaturale forza, facevano leva per aprire.

Puntai un piede contro lo stipite della porta e tirai con tutte le mie forze finché si chiuse.

Un ululato raggelante al di là della porta squarciò il silenzio notturno di quella locanda che sorgeva solitaria al limitare del bosco, avevo mozzato l’estremità con cui il mostro cercava con tutte le forze di entrare ed ora, sanguinolenta la ritrovavo a terra.

Passai la notte insonne, spalle all’entrata, con una pallottola d’argento targata Russo nella canna del mio revolver.

Russo fabbricava per noi del giro pallottole adatte a queste occasioni.

Gliela piantai in testa la mattina seguente, alla locandiera, mentre era intenta a servirmi del tè con una vistosa fasciatura a una mano e due falangi in meno.

 

Simone Censi

Ho all’attivo numerose pubblicazioni in rete e su varie antologie di poesia e narrativa, tra le quali: Finalista del concorso nazionale E-Scrivo e pubblicazione della raccolta di racconti “Ghost Hunter – Il metodo Gallagher” (D’Accolti-2012). Vincitore del concorso nazionale FantaExpo con il racconto “La lettera del Male” (Salerno – 2012), secondo posto al Premio Giuseppe Matarazzo con il romanzo “Il garzone del boia” (Montescaglioso – 2013). Pubblicazione del romanzo “Amico, Nemico” (Montag – 2015) .