Il sospiro della notte – racconto di Marilù Leocata

Cerco di dormire ma continuo a rivoltarmi nel letto senza riuscire a trovare pace.
Troppi pensieri si affollano nella mia mente, si scontrano tra loro insistenti.
Guardo la sveglia, è notte fonda.
Non importa, ho bisogno di prendere aria, schiarirmi le idee.
Indosso quello che mi capita a tiro ed esco, avvolto nella mia sciarpa di lana.
Fuori fa un freddo cane ma nel parco continua a passeggiare un pò di gente. Qualche coppietta, un uomo con la sua valigetta che cammina a passo svelto. Probabilmente sta rientrando in tutta fretta a casa.
Magari sua moglie lo sta aspettando o non vede l’ora di riabbracciare la sua amante.
Attraverso il ponte sotto il quale il rumore di un piccolo fiumicello scorre placido, l’acqua è limpida. Durante il giorno riesci quasi ad intravedere il tuo riflesso.
Mi fermo un attimo a contemplarlo.
Sono stanco ma di chiudere occhio non se ne parla.
Pochi istanti dopo alzo lo sguardo e poco lontano da me noto una figura femminile.
Rimango immobile a guardarla, gli occhi fissi su di lei.
È davvero bellissima, avvolta nel suo lungo cappotto rosso. I capelli corvini, gli occhi di un colore che non riesco a definire. Tra il grigio e l’azzurro.
Sono incredibilmente espressivi e sembrano guardare lontano, chissà dove.
Si volta un attimo e mi rivolge uno sguardo penetrante.
Sulla faccia devo aver stampata un’espressione da ” pesce lesso ” che probabilmente non mi rende giustizia. L’avranno guardata un milione di volte così.
Piccoli fiocchi di neve iniziano a scendere lentamente, distolgo un attimo lo sguardo da lei.
Erano almeno 15 anni che in questa città non nevicava, penso stupefatto.
Il cielo appare cupo e tenebroso nella notte più nera del catrame, eppure sta accadendo davvero.
Volgo nuovamente lo sguardo verso di lei ma… è sparita. Non riesco più a trovarla.
Mi metto a girare per il parco, cercandola. Non so perché lo sto facendo.
Non è mia abitudine e non voglio essere l’ennesimo uomo che la importuna.
Vago a lungo, solitario. Nessuna traccia di lei.
Decido di sedermi su una panchina, è inutile continuare a cercarla.
Ma a cosa diavolo stavi pensando e soprattutto che problemi ti crei per una che nemmeno conosci, mormoro tra me e me, quasi sottovoce.
Sento una mano sfiorarmi lievemente una spalla.
《 Mi stavi forse seguendo? 》, esordisce piano una voce femminile. Gentile e delicata.
Mi volto, è proprio lei.
《 Io… non lo so. 》, rispondo colto di sorpresa. Non so a cosa stavo pensando.
Si limita a prendermi per mano e senza tante spiegazioni, dice soltanto: 《 Vieni con me. 》
La seguo fino ad un albergo, presumo dove alloggia. Non abbiamo scambiato nemmeno una parola durante il tragitto.
Ci rechiamo fino alla stanza numero 13.
Lei entra, io esito sull’uscio della porta.
《 Che fai, non entri? 》, mi sorride sicura.
Faccio pochi passi e la guardo togliersi il cappotto.
Indossa una camicetta di seta color pesca leggermente trasparente, si può intravedere un reggiseno bianco di pizzo. Sotto ha dei pantaloni neri, eleganti. Con tre larghi bottoni laterali.
Ha un fisico esile ma i muscoli tesi, ben definiti.
《 Ti offro da bere così ti scaldi un pò. 》, dice mentre prende un bicchiere tondeggiante.
《 Scommetto che sei tipo da cognac. 》, prosegue guardandomi.
《 Indovinato! 》, esclamo divertito.
È pazzesco, sembra sapere esattamente tutto di me. Dev’essere una donna ricca di empatia.
Riempie un altro bicchiere e si avvicina a me.
Brindiamo ed io bevo il mio cognac tutto d’un fiato. Mi sento preso alla sprovvista, leggermente in imbarazzo per l’insolita situazione.
La gola brucia leggermente e l’alcool appena mandato giù, invade di un piacevole calore il mio corpo mentre la guardo fare lo stesso.
Prende i bicchieri e li posa su un tavolino, poi si avvicina di nuovo a me. Mi passa una mano tra i capelli e senza dire nulla, mi bacia.
Un bacio fresco, sensuale, avvolgente.
Ci spostiamo in camera da letto e lentamente ci togliamo i vestiti.
Traccio con le dite delle linee immaginarie sul suo corpo, l’accarezzo come se fosse un vaso di cristallo che potesse rompersi al minimo movimento brusco.
Ma lei è una forza della natura, ha temperamento. È una donna.
I nostri corpi s’intrecciano, facciamo l’amore senza nemmeno conoscere i nostri nomi.
Eppure sembra avere un’anima profonda.
Mi sembra di essermi innamorato al primo sguardo, persino se non l’avessi nemmeno sfiorata. Una parola sarebbe bastata.
Anche senza avere mai questo privilegio.
La notte è appena passata lasciando posto ad uno spiraglio di luce che s’infiltra dispettoso tra le tende chiare.
Mi sveglio, dev’essere l’alba.
Sento ancora il profumo della sua pelle tra le lenzuola.
Apro gli occhi ma di lei non c’è più nemmeno l’ombra.
Al suo posto trovo soltanto un biglietto, solo poche frasi.
La calligrafia è pulita, raffinata proprio come lei, appare quasi come quella di un dottore:
” È stato intenso. Resta pure quanto vuoi, la stanza è stata pagata fino ad oggi. Io non potevo restare. Devo prendere il treno per tornare alla mia vita. ”
Noto che vicino al letto c’è un tavolinetto e sopra una macchina da scrivere.
Accendo una sigaretta e mi sposto sulla sedia.
Ci sono tre momenti in cui scrivo, sapete: quando sono triste, quando ho qualcosa da dire e quando sono innamorato.

Marilù Leocata

Mi chiamo Marilù, sono della classe ’90 e vivo nell’assolata Sicilia, a Catania.
La mia attitudine alla scrittura esiste fin dai tempi in cui non arrivavo nemmeno all’altezza della maniglia della porta.
Tecnicamente lavoro nell’ambito della ristorazione ma la considero una passione, esattamente come prendere una penna in mano e dare libero sfogo alla fantasia.

Sito web: http://lafogliaeloceano.altervista.org/