La finestrella – Racconto di Dora Millaci
Un’altra notte su questo duro giaciglio che non mi fa dormire, con i pensieri che si affollano nella testa e, come pugnali affilati, tagliano, sminuzzano i sogni, che disperati vagano alla ricerca di un posto dove riposare.
Alla fine, in preda alla disperazione totale, in piena notte mi alzo e mi soffermo a guardare quella luce argentea che filtra dalla finestrella, posta là, in alto sulla parete dinanzi a me.
Poco più di una fessura con una grata a forma di croce, il cui riflesso si fionda sul pavimento e tu luna, maestoso astro custode di segreti, desideri, dei romantici sei l’idolo, ascolti da tempo immemorabile ogni mia elucubrazione.
Non sono stato un santo, lo sai bene, e non me ne vergogno. In fondo però, chi può definirsi tale? Ho vissuto una vita intensa, piena e senza rimpianti. Molte persone non possono dire altrettanto. Ho viaggiato, visitato luoghi, conosciuto gente di tutti i tipi e fatto esperienze che hanno cambiato la mia esistenza, forgiando il mio carattere.
Non sono orgoglioso di tutte le mie azioni, se tornassi indietro alcuni gesti non li rifarei o li farei in maniera differente. Purtroppo il tempo è una di quelle cose che nessuno può modificare. Si comprende sempre troppo tardi che occorre vivere l’attimo, e al meglio.
Dannati pensieri che mi vengono a far visita ogni notte, bussando alla porta della mia coscienza. Ricordo tutto, ogni avvenimento, come in un film che non finisce, ma che viene riprodotto senza che io lo voglia.
Sono così stanco, sfinito, sfibrato. Deluso dalle persone che mentono a loro stesse e al mondo intero, magari solo per farsi accettare, e non si godono nulla di quello che possiedono. Almeno nella mia disgraziata vita mi sono divertito, essendo sempre diretto, anche brutale delle volte, ma la verità è meglio di tante false parole. Pochi amici, ma veri.
La libertà di pensiero ci rende unici, diversi, inimitabili e non ci ho mai rinunciato, neppure sotto tortura. La mia anima, seppur stremata, può volare anche rinchiusa dentro quattro mura, perché sono sempre stato un sognatore e nessuno me li può rubare i sogni, se non sono io a permetterglielo, poiché detengo la chiave per aprire lo scrigno in cui li ho rinchiusi.
Dopo alcune ore un rumore alle spalle dell’uomo lo sottrae ai suoi vaneggiamenti.
Adesso c’è un timido raggio di sole che filtra dalla finestrella e lo vede in ginocchio sul pavimento, col capo chino. Piccole lacrime amare segnano le guance.
Due agenti entrano, lo prendono di prepotenza, lo alzano e lo portano via.
Era la sua ultima notte. Quella mattina sarà giustiziato per un crimine che non ha mai commesso.
Dora Millaci
Artista poliedrica, scrittrice, poetessa, giornalista on-line. Ha al suo attivo 7 libri, numerosi premi e conduce la trasmissione: RADIO UNA VOCE PER UN AIUTO. Presente in Associazioni culturali e per aiuti ai disabili.