LA VECCHIA DI MERDA – Racconto di Francesco Zampella

(Una storia seria con finale poco serio)

Anche stanotte non riesco a dormire.

Seduto sulla poltrona in camera mia ascolto il silenzio della città che dorme. Guardo dalla finestra cercando qualcosa che però non troverò mai. Forse è il sonno che cerco ma fuori sembrano tutti averne un grande bisogno, neanche un po’ ne avanza per me. Come ogni notte rari sono i suoni che vengono dal mondo. Ogni tanto il suono lontano di una macchina, un gruppo di ragazzi che come me sono ancora svegli e che rincasano tardi.

Ma stanotte qualcosa è diverso, un suono nuovo è nell’aria. Prima non ci avevo fatto caso, chissà da quanto lo sento senza ascoltarlo. È come un fruscio, un fruscio alternato. Cominciano le ipotesi:

un ramo di qualche pianticella che struscia da qualche parte spinto dal vento? Non è possibile è troppo regolare. Un animale? E quale animale farebbe un rumore del genere?

Il rumore continua ma le ipotesi finiscono. Devo alzarmi e vedere fuori, cos’altro ho da fare? Non ci perdo mica il sonno.

Mi avvicino alla finestra e guardo. Cerco di capire da dove venga il suono, subito trovo la fonte. Mi basta guardare il balcone del palazzo di fronte, un piano più in basso. Una vecchia è la fonte, una vecchia che cammina lungo il suo lungo balcone.

Una vecchia che cammina lungo il suo balcone alle tre di notte?

Forse anche lei non riesce a dormire.

La osservo e non fa altro che camminare su e giù per il balcone. Per più di un ora sto ad osservarla e  non fa altro.

Ad un tratto si ferma. Si guarda intorno cercando qualcosa, poi lo trova. Il suo bastone. Lo vede vicino ad una sedia appoggiato, lo prende, si volta e lo lancia.

Lo lancia?

Lo lancia davanti a se, resta immobile per qualche istante e poi con il suo ritmo cadenzato lo raggiunge, lo raccoglie lentamente e poi lo lancia di nuovo lontano. Ripete questo procedimento più volte avanti e dietro per il balcone.

La curiosità cresce e dopo poco ne sono schiavo, non riesco a non guardare i suoi ritmi lenti e alternati, ripete lo stesso procedimento più volte e ogni volta che sento il rumore del bastone che tocca terra dopo ogni lancio un brivido mi sale lungo la schiena. Ogni volta che compie un passo sento il fruscio sempre più vicino, come se provenisse da una delle camere di casa mia.

Poi improvvisamente un cambiamento; si ferma. Mi sveglio come da un incubo ma l’attenzione è sempre su di lei. Ora la vedo immobile, resta così per qualche istante poi comincia a muoversi, si guarda intorno cercando qualcosa. Scruta gli angoli bui del balcone, tra le piante, poi trova quello che cercava. Si ferma vicino una delle pianticelle e si china lentamente, tende la mano verso il vaso e poco dopo sbuca la testolina di una piccolo animale; un gatto nero, il suo gatto nero. La vista del gatto mi tranquillizza. In fondo è soltanto una povera vecchia sola, qualche stranezza è concessa. Forse quel gatto è la sua unica compagnia.

Dopo averlo accarezzato un po’ si rialza.

Mentre il gatto comincia a muoversi lento verso di lei, la scorgo sorridere e il brivido torna.

Il suo sorriso dopo poco diventa una smorfia, il suo viso è teso al massimo con gli occhi spalancati. Con quel sorriso di plastica alza il suo bastone, con un gesto fulmineo per una donna tanto vecchia, colpisce il gatto proprio nel centro della sua piccola testa con una precisione e una potenza che il gatto sembra essere colpito da un colpo di pistola. Solo un rumore sordo si ode e il gatto in un attimo stramazza a terra congelato. La vecchia rimane immobile e poco dopo un rigagnolo di sangue comincia a scorrere dalla testa del felino verso il bordo del balcone. Sono pietrificato, non riesco più a muovere un muscolo. Aspetto, aspetto che succeda qualcosa, che lei faccia qualcosa ma rimane immobile e io con lei.

Poi finalmente riprende a muoversi, torna lentamente dritta, inizia a muovere la testa… cerca qualcosa… ma è diverso da prima, si muove più nervosamente, stringe il suo bastone e si curva pronta a colpire di nuovo, cerca ma non trova … poi capisco ma è troppo tardi, alza gli occhi e mi vede! Guarda verso la mia finestra nonostante il buio e le tende, il sorriso torna ad solcarle il viso e il brivido a solcare la mia schiena.

Anche stanotte non riesco a dormire.

Seduto sulla poltrona in camera mia ascolto quel maledetto fruscio cadenzato. Un passo, un secondo di silenzio, poi un altro passo strascicato. Un secondo, un passo, un secondo, un passo, conto i secondi, conto i passi.

Poi il silenzio, ma so che non durerà.

Un colpo lo rompe e un tremito mi scuote sulla poltrona. Poi riprende. Un passo, un secondo, un terzo, un quarto e poi di nuovo il rumore del legno che batte per terra.

Poi di nuovo silenzio ma anche stavolta so che non durerà.

Vengo smentito.

Niente si sente… sono tutto teso ad ascoltare, quasi sento il mio cuore battere… ma niente… nulla si sente.

Resto immobile al buio aspettando un suono che non arriva. Mi alzo, devo alzarmi devo vedere, la curiosità è troppo forte. Volto la testa verso la finestra e mi accorgo di un ombra alle mie spalle, mi volto di scatto e la vedo con quel suo sorriso di plastica e gli occhi spalancati con il suo bastone alzato…

 

Francesco Zampella

il mio nome è Francesco Zampella
e sono nato 35 anni fa. Sono un
regista-sceneggiatore teatrale,
un Web Designer e un Mediatore
culturale. Quello che realmente
importa è che non ho mai dormito,
il sonno si traforma in parole ogni notte
Il vostro concorso è perfetto.